quarta-feira, 16 de junho de 2010
ERNESTO RODRIGUES
L'immagine che meglio riassume la produzione dell'etichetta portoghese Creative Sources Records, fondata da Ernesto Rodrigues [di cui puoi leggere l'intervista], è quella di un patchwork di cover in crescendo. Nella home page del sito Creative Sources Rodrigues ha, infatti, riprodotto un vero e proprio tabulato di immagini in continuo aggiornamento, che racchiudono le sue ed altrui storie di incontri e collaborazioni musicali, rimandando a visioni, poetiche ed estestiche diverse tra loro e rivelando al contempo una pregevole ed inedita sezione della musica di ricerca o d'arte europea.
Ogni lavoro pubblicato - e ad oggi sono più centosettanta - da Creative Sources è un pezzo che va collocato in quel tutto [universale] che minuziosamente sta costruendo da anni Ernesto Rodrigues per delineare le "fonti" creative della musica elettro-acustica/d'avanguardia/d'improvvisazione portoghese, ma non solo. Il progetto di Rodrigues, sopraffine violinista, ma anche energico promotore di musiche altrui, è la sostanza dell'arte dell'intreccio dei suoni e non può essere scollegato da Creative Sources. Nell'articolo che segue ne ripercorriamo alcune tappe, per noi significative, soffermandoci sulle più recenti pubblicazioni. Punto di partenza dell'etichetta Creative Sources sono state due registrazioni effettuate insieme al figlio violoncellista Guilherme (che all'occasione suona una tromba tascabile) e il percussionista, artista visivo (Fluxus), José Oliveira, che rappresentano due opposte, ma continuamente accostate tendenze sia di Rodrigues in primis che della musica da lui prodotta in secondo luogo. Da una parte Multiples (2001), una strabiliante sessione d'improvvisazione free, rappresenta una tensione constante al confronto con altri musicisti, in formazioni variabili, con modalità proprie dell'improvvisazione free, specie quella europea (addizionata di una forte componente elettronica); dall'altra il doppio cdr Musique de Chambre (1999) rappresenta un sempre rinnovato interesse per la musica composta, eseguita con modalità e ricercatezze proprie di quella da camera. Ma quali sono i suoni che caratterizzano l'etichetta portoghese Creative Sources? Che cosa, nonostante la sua posizione geografica sia ai confini dell'Europa, la rende, in fondo, così continentale?
Difficile trovare una sola risposta. Forse è la sua stessa poetica e quell'estetica costruita inizialmente e perseguita con tenacia poi da Rodrigues a rendere il profilo della musica che produce così profondamente pregno di storia continentale. Le molte collaborazioni con l'area mitteleuropea non sono casuali e nel patchwork generale incidono parecchio, più forse di sonorità (che ci aspetteremmo) caratterizzanti l'area portoghese. Non mi pare un caso nemmeno che per molti anni Creative Sources abbia prodotto registrazioni di "(micro)ensemble," che pur avendo una solida appartenza ai suoni dell'elettro-acustica o dell'impro free, hanno inciso poche studiate, minimali, tracce come se si trattasse di vera e propria musica da camera. In tali registrazioni la componente elettronica risulta sempre e assolutamente equiparabile a quella acustica. Il recente TonArtEnsemble (2010) dell'omonimo ensemble con l'elettronico e sintetizzatore Robert Klammer ad accompagnare una larga formzazione "teutonica" con Rodrigues è davvero un bell'esempio. Più nel dettaglio però mi pare che la componente elettronica riesca a prevalere solo quando il progetto tende di natura al vero free e si spinge fino a forme d'improvvisazione con pezzi e parti poco strutturate. Un esempio di un certo interesse è Speak Easy dei Backhats (2009), un progetto di fattura tedesca che ruota attorno alle voci e ha visto coinvolti i vocalist Ute Wassermann e Phil Minton, affiancati dal "sintetizzatore" Thomas Lehn e dal percussionista Martin Blume. Caso "estremo," infine, di questa tendenza è il recentissimo .next (2010) con ben tre laptop-isti - Jeff Carey, Robert van Heumen e Bas van Koolwijk - in assetto impro/compositivo. Emblema di una certa poetica di Creative Sources è senza dubbio un gusto profondamente insito in Rodrigues che, come si diceva, riserva uguale attenzione ai due "fondamenti," elettronica ed acustica degli strumenti, mostrando a tratti una sorta di andatura unica nel loro uso e bilanciamento. È evidente, infatti, che Rodrigues pensa in una "forma elettro-acustica" (unica e totalizzante) ed è per questo forse che la sua musica ha un impatto tanto forte, anche in termini di gradevolezza sonora (non stride come certa elettonica...). timelines los angeles (2009) - con Olivia Block al piano preparato e Ulrich Krieger al sassofono, accompagnati da quel mostro sacro di Jason Kahn e Mark Trayle - è la registrazione che davvero esemplifica questa idea di composizione/esecuzione live processing dove acustica ed elettronica svolgono uguale funzione. Rodrigues è inarrivabile e straordinario nel suo far uso dell'elettronica (dentro e con lo strumento che suona, quasi fosse un tutt'uno), rinunciandovi subito se accompagnato dal suo fido sperimentatore elettronico (una "costante" in Creative Sources) Carlos Santos. Con Santos infatti la musica cambia e Rodrigues lavora soprattutto di tecnica e di cesello, lasciandosi ad un maggior gusto per le forme sonore. Si veda in tal senso il bellissimo Vinter (2010). Per soffermarsi sulle più recenti produzioni di Rodrigues, May there be... (2008), Eterno Ritorno (2009) e Twrf Neus Ciglau (2009) sono altri tre lavori degni di nota. May there be... è di particolare bellezza: presenta nove improvvisazioni corte, da leggersi come una suite, con melodie ritornanti, forte attenzione ai noir, con intrecci di corde tra violino, violoncello e interno del piano (Padro Rebelo) e di fiati (Franziska Schroeder al sassofono). Nel catalogo rivestono poi una certa importanza anche le incisioni in solo, dove chiaramente è centrale l'aspetto acustico e di ricerca sonora sullo strumento. Anche qui, soffermandoci solo sulle novità, vanno segnalati Materials (2009) del fisarmonicista Jonas Kocher, il bellissimo cellos (2010) dei due violoncellisti Ulrich Mitzlaff e Miguel Mira, Ink on paper (2009) del contrabbassista Mike Majkowski e halbzeit (2009) del clarinettista Markus Eichenberger. In questa registrazioni, tutte di grande impatto e di matrice continentale, è centrale la ricerca e la sperimentazione del musicista dedito, va detto, ad un progetto che risulta profondamente personale e intimo. In questa dimensione, anche di una certa raffinatezza e ricercatezza, si riaffacciano quindi i due "fondamenti" della sperimentazione e della ricerca acustica, in una chiave pienamente "da camera". A margine vanno infine segnalati i progetti degli italiani presenti nel catalogo Creative Sources. fadensonnen (2008) del violinista Giampaolo Verga è un lavoro davvero particolare, di musica elettronica "spaziale". I concretismi e le destrutturazioni musicali di Graziano Lella, in animali (2008), irrorano di inquitudine lo spazio sonoro. Between Love and Hate dell'attuale chitarrista degli I/o Luca Mauri è il suo dirompente album di debutto, un crash di suoni per chitarra, piatti e editing digitale. Francesca Bellino (All About Jazz)
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