Ernesto Rodrigues (1959) è senza dubbio uno dei più interessanti violinisti della scena sperimentale ed elettronica portoghese. Insieme al figlio violoncellista Guilherme Rodrigues (1988) dà vita ad una delle collaborazioni famigliari più creative della musica europea [per credere, basta dare un'occhiata veloce al New Thing Nonet video (Youtube)].
Rodrigues "senior" è attivo oramai da molti decenni nell'avanguardia portoghese. Ha studiato musica micro-tonale ed elaborato interessanti tecniche per alterare la struttura fisica degli strumenti ad arco che suona. Come violinista/violista, ha sempre rivolto grande attenzione alla musica improvvisata e alla nuova musica, riservando una certa attenzione anche per le "graphic scores" di Gerhard Stäbler, Nikolaus Gerszewski e Phil Niblock, tanto da elaborare egli stesso partiture di una certa originalità grafica. Ha studiato musica contemporanea con importanti compositori portoghesi quali Eurico Carrapatoso, Emmanuel Nunes e Pedro M. Rocha e ha suonato in numerose formazioni ed ensemble d'avanguardia di Lisbona prima di affacciarsi alla scena contemporanea europea in cui è attivo ormai da oltre un decennio.
Attento conoscitore (e consumatore) di musica contemporanea, attratto da sempre da quella elettronica - che ha profondamente influenzato il suo stile - Ernesto Rodrigues ha lavorato a lungo sul proprio strumento, focalizzandosi su alcuni elementi sonori e micro-testuali che caratterizzano il suo modo di utilizzare il violino e/o la viola. Rumori e silenzio costituiscono parte integrante delle sue composizioni. Nel 2000 ha fondato la Variable Geometry Orchestra, un grande ensemble dove la conduzione viene operata dal bilanciamento di masse sonore che viaggiano nello spazio acustico, gestendo la costruzione delle stesse in "realtime" e lavorando così sia su specifici strumenti, che sul gruppo nella sua interezza. Rodrigues fa parte di diverse formazioni attive nell'improvvisazione free, come spalla e leader di vari gruppi, ha scritto anche musiche per la danza, cinema, video e performance. Il suo interesse principale è ora la musica contemporanea, composta e improvvisata. Nel 1999 ha fondato la Creative Sources Recordings [clicca qui per leggere un profilo della label], interessante etichetta dedita alla musica sperimentale ed elettro-acustica di ormai fondamentale importanza nel panorama contemporaneo europeo. Avendolo conosciuto come direttore di Creative Sources da questa siamo partiti per la presente intervista.
All About Jazz: Hai suonato il violino per trent'anni, durante i quali hai eseguito ogni tipo di musica. In seguito hai spostato la tua attenzione sulla musica contemporanea [improvvisata e composta]. Con un background così ricco, perché e in che momento della tua vita hai scelto di dare vita ad una etichetta e hai intrapreso la carriera di direttore artistico?
Ernesto Rodriguez: Prima di tutto era un mio vecchio sogno quello di avere un'etichetta per realizzare una musica che mi piacesse, che fosse mia o di altre persone i cui lavori mi piacevano. Volevo farla sentire e mostrare cosa davvero mi piace del fare musica. Decisi di crearne quando per ragioni artistiche volevo realizzare la mia musica, ma non riuscivo a trovare un'etichetta che avesse l'estetica che avevo. Sono diventato direttore artistico per ragioni contingenti, non mi vedo infatti come uno di quei classici "capi". Dei lavori che la gente mi manda, scelgo cosa sento vicino. Nella Creative Sources ci sono oramai direttrici musicali solide e congruenti.
AAJ: Quando hai cominciato a suonare, cosa ti ha inizialmente indirizzato all'improvvisazione, all'elettronica e alla musica creativa? Le stesse motivazioni continuano a spingerti ancor oggi?
E.R.: Le ragioni sono praticamente le stesse di quelle che avevo all'inizio, anche se oggi le cose che stanno dietro la nuova improvvisazione/elettronica sono molto diverse, perchè arrivano dalla realtà e questo cambia abbastanza la questione. Tutta l'arte è oggigiorno influenzata dal contesto in cui si trova. L'improvvisazione, perlomeno quella acustica, si muove in territori che sono sempre più vicini alla contemporanea/elettro-acustica e alla materia elettronica in termini di processi e pensiero, anche se si scosta dalle loro iniziali condizioni ed è maggiormente in relazione alla musica free.
AAJ: Senti di aver ricevuto qualcosa dal tuo lavoro con altri musicisti e da quello di produttore?
E.R.: Certamente le influenze sul mio lavoro vanno in entrambe le direzioni. Nella musica (come in altre arti) penso che la cosa più importante sia partecipare alla creazione di un oggetto musicale, sia esso fatto in studio o live. Puoi dare e ricevere, si è parte di una catena di eventi e tutto nasce da questa. È un processo che non puoi controllare; è un modo naturale di creazione condividere idee per lavorare con altri per un obiettivo comune.
AAJ: Il tuo lavoro è essenzialmente elettro-acustico. Che cosa significa questo termine oggi e, in particolare, che significato ha per te?
E.R.: Il mio lavoro è solo in parte elettro-acustico, nonostante questo tipo di musica mi interessi davvero molto. Il suo significato è cambiato oggi, poiché i processi e le sue applicazioni sono molto diverse da quelle del passato. Oggi c'è maggior controllo e precisione, la sonic palette expanded e portability sono fattori che ne consentono un uso sempre più diffuso e generalizzato. L'espressività si raggiunge con facilità. Puoi avere musicisti elettronici che suonano in un set acustico allontanandosi dallo scopo della musica nei termini di ricchezza sonora...
AAJ: So che hai una grande ammirazione per Emmanuel Nunes. Puoi presentare il suo lavoro e la sua personalità, chiarendo perchè è così importante per te?
E.R.: E' stata una cosa particolarmente rilevante per la mia vita: Emmanuel Nunes è un compositore ed io sono un improvvisatore, anche se considero l'improvvisazione come una composizione in tempo reale e devo davvero ringraziare lui per questo. Il lavoro di Emmanuel è intimamente connesso al pensiero matematico e lui ha avuto la genialità di articolare la matematica con l'espressione musicale dando vita ad una musica che è fresca. Questa musica riflette la sua meravigliosa condizione umana, umile ma con una visione straordinaria, che è la sintesi di un essere umano straordinario.
Come puoi capire dalle mie parole, Nunes mi ha influenzato profondamente, il modo in cui mi ha portato a pensare la musica mi ha dato una struttura solida per affrontare l'imponderabile con maggiore sicurezza!
AAJ: Quali software usi nel tuo lavoro?
E.R.: Dipende dal progetto o dalla situazione in cui mi trovo. Per mixare e masterizzare un cd, normalmente opto per Logic Pro (da tempo sono un "mac guy"); per progetti multi-traccia, registro in uno studio professionale live con altri musicisti, come fossi in concerto, e porto il materiale registrato nell'HD portatile nel mio studio a casa, dove, per la masterizzazione finale uso Bias Peak. Per progetti artistici uso Cycling74 MaxMsp, anche se alcuni "patches" sono miei, altri in studio o live per ulteriori manipolazioni sonore. Per comporre e la notazione uso NoteAbility Pro.
AAJ: Credi che una label come la tua sia anche "politica"? Se sì, in che senso?
E.R.: Certamente che lo è. I tipi di musica che realizziamo hanno sempre un fondamento politico, prima di tutto, perchè sono fuori dalle note categorie di musica commerciale e dal marketing; inoltre non sono soggette alle logiche dei media, sopravvivono spesso in situazioni di "ghetto," con un pubblico in crescita, ma non abbastanza da ottenre l'attenzione generale che meriterebbero. E' musica poi fatta da musicisti che prestano attenzione al dettaglio, non si tratta di prodotti da consumare in fretta e da gettare via. Persistono nel tempo, mettono in evidenza delle questioni sulla nostra società, siano esse sociali o politiche, spesso in forma più schietta, altre con significati astratti e con punti di vista sottili.
In passato questi tipi di musica (jazz, new thing) sono sempre stati usati per riflettere sulla società, come vere e proprie forme d'arte...
AAJ: Sono convinta che una label ha molto a che fare con la memoria - anche se non in una forma diretta. Grazie ad alcune label abbiamo memoria di sorprendenti esperienze musicali che (fortunatamente!) non sono scomparse senza lasciar tracce! In qualche modo una label ha la funzione di memoria collettiva (una sorta di biblioteca sonora). Cosa ne pensi della questione?
E.R.: Hai perfettamente ragione! In qualche modo raccogliamo pezzi e stimoli di un più grande mosaico sulla nostra storia ed espressione, li categorizziamo e ordiniamo per le generazioni future per imparare (ascoltare) con essi. La storia del jazz è diventata cpsì per questo, molta gente oggigiorno conosce come i musicisti si esprimono loro stessi attraverso le registrazioni, più che la sua eredità scritta...
AAJ: Come sei entrato in contatto con gli artisti italiani Bosetti, Rocchetti, Fhievel, Sigurtà, è recentemente con Luca Mauri? Conosci la scena sperimentale italiana?
E.R.: Conoscevo già il lavoro di Bosetti (che mi piaceva molto), e penso che gli altri ragazzi abbiano seguito le tracce di Bosetti. Creative Sources è diventata "forte" in Italia (almeno da quel che dice la gente) e che la scena italiana sia peculiare e interessante. Recentemente abbiamo realizzato dei lavori di Roberto Fega, Dario Sanfilippo, Giampaolo Verga e ARG (Graziano Lella) che sono tutti nomi promettenti.
Gli Italiani hanno buoni musicisti e compositori di musica nuova molto importanti, per fare solo alcuni nomi cito Luigi Nono, Luciano Berio, Giacinto Scelsi, Salvatore Sciarrino. Costoro sono stati lungimiranti nel pensiero musicali già nei primi anni del XX secolo. Pertanto è naturale con una tale tradizione che sarebbero emersi nuovi valori...
AAJ: La musica elettronica è stata la prima influenza nel tuo modo di suonare il violino. Sono curiosa di sapere se hai modificato nel corso del tempo il tuo modo di suonare e in che modo?
E.R.: Mi avvicino sempre più al lato testuale e timbrico del violino, al suo corpo e a come è stato costruito, alla sua acustica, mettendo sempre meno note suonando...
AAJ: Ho letto che sei un fervido collezionista musicale. È ancora una passione, o, con il crescere dell'etichetta, è diventato in qualche modo anche un lavoro?
E.R.: Entrambe le cose sono vere: continuo a collezionare musica accanto al lavoro nell'etichetta. Non è un lavoro, ma sempre un piacere. A me piace davvero la musica...
AAJ: Che cosa ascolti e leggi abitualmente? Puoi segnalarci alcuni libri, film e cd che consideri importanti per capire la situazione presente?
E.R.: Per quanto concerne il cinema, apprezzo molto Sokurov, Syberberg, Straub e Tarkovski. Questi sono forse i miei "poeti dell'immagine" preferiti. Quanto ai libri, devo aggiungere Brodsky, un autore che mi aiuta ad andare ancor più nel profondo dell'esistenza. Quanto alla musica, è molto difficile per me nominare un solo autore rtra le centinaia, anche se Lachenmann è quello che vorrei scegliere. Francesca Bellino (All About Jazz)